A cura di Marinella Bianco
Le due guerre mondiali che hanno visto coinvolta l’Italia, hanno portato via la meglio gioventù.
Il libro “Guerra e Resistenza” di Valentina Colombi, Ed. Seb27, del 2023 è più che esaustivo su quanto accadde durante la Seconda guerra mondiale a Pino Torinese.
In questo breve affondo sui documenti dell’archivio comunale, dunque ci si limiterà a mostrarli.
Nell’estratto dalla pubblicazione succitata a pag. 32 e 33, si legge:
I giovani pinesi che dall’estate del 1940 ricevono la cartolina di arruolamento sanno che partire per la guerra, dunque, significa andare anche molto lontano. Secondo quanto ricostruisce Angelo Caselle, tra il 1940 e il 1943 Pino vede andare sotto le armi circa 200 ragazzi, in gran parte manovali e contadini che non avevano mai lasciato prima le loro contrade. Le famiglie degli arruolati mettono una piccola foto del loro congiunto su un ex voto che il parroco, don Giuseppe Levrino, fa appendere in chiesa, nella cappella della Madonna delle Grazie. L’impatto della dispersione di vite e di aspetti che la guerra comporta si può misurare anche attraverso le carte d’archivio che documentano la ricerca di notizie, di certezze e poi di sostegno da parte delle famiglie dei soldati. Il Comune di Pino è coinvolto nella compilazione e trasmissione delle pratiche per l’erogazione delle pensioni di guerra: nel suo archivio si sono sedimentate perciò, anche se con il linguaggio freddo della burocrazia, le storie dei soldati morti o dispersi sui vari fronti e le pene dei loro cari. Avere un figlio, un marito, un fratello in guerra significa restare mesi senza notizie, e a volte attendere anni prima che venga ufficialmente dichiarato caduto o disperso. È di1cile capire cosa sia successo nel pieno degli eventi, soprattutto nel caso delle disastrose sconfitte e ritirate che interessano l’esercito italiano a partire dalla fine del 1942. Ma anche dopo, a guerra finita, reperire notizie chiare è arduo e gli spostamenti delle famiglie che lasciano Pino per cercare lavoro o tornare ai luoghi d’origine concluso lo sfollamento rendono la catena di trasmissione delle informazioni lenta e sfilacciata. Solo nel 1953, ad esempio, la famiglia di Luigi Piovesan – il fratello è residente a Pino, dove a quanto pare vivevano in precedenza anche i genitori, poi trasferitisi a Pecetto – ha conferma della sua morte avvenuta dieci anni prima, nel settembre del 1943 a Cefalonia, nel corso di uno dei più cruenti eccidi commessi dall’esercito nazista nel corso della guerra. Un fratello di Luigi, Giuseppe, è invece disperso in Russia e di lui non si saprà più nulla.
Un registro compilato nei primi mesi del 1945 raccoglie 50 nomi di soldati pinesi che a quella data si trovano prigionieri o dispersi in territorio nemico o di occupazione: molti di loro faranno ritorno e a novembre 1945 già 21 risultano rientrati in famiglia. I militari internati nei campi di prigionia inglesi o americani spesso si trovano dall’altra parte del mondo e il loro ritorno si fa attendere a lungo: al sindaco di Pino giungono nell’autunno del 1945 comunicazioni riguardanti soldati prigionieri in Sud Africa, in Kenya, in Egitto, negli Stati Uniti. Tra i soldati che hanno lasciato Pino per la guerra, alcuni non rivedranno mai più le loro case: i loro nomi si possono leggere su una targa apposta al monumento ai caduti sul sagrato della chiesa parrocchiale.
Nella Seconda guerra mondiale, i soldati caduti o dispersi in guerra, sono considerati in forza ancora per i dodici mesi seguenti la dichiarazione della morte o della scomparsa, in seguito le famiglie ricevono un sussidio.
Gli elenchi si trovano nei “Presenti alla bandiera” ai sensi dell’art. 1 del Regio Decreto-legge 15 marzo 1943, n. 121, convertito in legge il 5 maggio 1949.
A Pino Torinese i documenti d’archivio testimoniano per esempio, la presenza del caduto Folis Domenico negli elenchi e il documento dell’assegno trasmesso al padre.
La Prima guerra mondiale fu una carneficina, la differenza con la Seconda guerra mondiale fu che si combatteva al fronte.
I documenti dell’archivio comunale tracciano le vicende di alcuni dei caduti pinesi: il primo di cui si legge è il fante Giuseppe Poesio ferito in guerra e quindi morto, a 33 anni, presso l’ospedale Sella Croce Rossa Italiana nel novembre 1915.
Nel 1916, muoiono in combattimento Gaspare Gasconi, il sottotenente Flavio Finetti caduto nei pressi di Gorizia, per scoppio di granata nemica moriva a 26 anni Angelo Brunero a Campomulo (altipiano di Asiago);
alcuni muoiono di malattia come Andrea Boeris nato nel 1895 e Cristoforo Civera nato nel 1881 e morto per malaria a Panajà in Albania. Il bersagliere Michele Oddenino muore all’Alpe di Fassa a quota 2383 m. per un proiettile alla tempia destra.
Nel 1917 muore Francesco Donadio, a 30 anni, nell’ospedale militare di Legnago (Verona).
Nel 1918 muore Fasano Ernesto nato nel 1896, in seguito a ferite riportate in combattimento, come anche Cocle Cochis ferito nel 1917 a Dosso Fajti in Slovenia.
Nel 1918 muore, a Kleinmunchen in Austria, per dissenteria, Emilio Rubatto, nato nel 1888.
Infine, Giovanni Bertoglio, nato nel 1879, scompare nel combattimento Hermada (settima battaglia dell’Isonzo) e viene quindi dichiarato irreperibile.